La bara: la storia di Ricky

6 giugno, 4 ore prima di fare coming out coi miei genitori.


“Coming out” significa “venir fuori”, “uscire allo scoperto”.
In inglese si usa l’espressione “Come out of the closet”, letteralmente “uscire dall’armadio”.
Ma penso che questa analogia non rappresenti al meglio la situazione.

L’armadio è un posto sicuro, ti nascondi nell’armadio per non farti vedere, per proteggere te stesso dal mondo esterno.
Per me non è così. Non sei tu a nasconderti nell’armadio per proteggerti, è il mondo esterno che sceglie di rinchiuderti.

Non fare coming out non significa restare rinchiuso in un armadio, significa essere legato, imbavagliato e rinchiuso in una bara lasciata in un cimitero e cosparsa di alcool, con un accendino appoggiato sul coperchio, aspettando che qualcuno passi un giorno e accenda quella maledetta bara con te dentro.

Non fare coming out non è una scelta che fai per proteggere te stesso, è una prigione in cui sei stato messo e non sai né da chi né quando.
Un giorno ti svegli e sai solo che ormai sei lì e non sai come uscirne.

Non incolpi però solo il mondo esterno, incolpi soprattutto te stesso, vorresti essere stato sincero con te stesso fin dal principio.
Certo, ci hai provato, indubbiamente, ma alla fine hai sempre scelto la strada più semplice. Metterti le cuffie con la musica alta per non sentire le tue grida, chiudere gli occhi e andare avanti.

Il primo punto di domanda lo hai avuto alle elementari.
Piccole stonature nei tuoi pensieri che non sapevi però razionalizzare.
Piccole battute da parte degli altri che ti ferivano, e non capivi perché le facessero.
Non capivi cosa avevi di sbagliato. Hai quindi fatto ciò che dovevi.

Hai zittito la tua voce e sei andato avanti.

Il secondo punto di domanda lo hai avuto alle medie.
Piccole differenze tra te e i tuoi amici.
Ti metteva a disagio la cosa, non volevi affrontarla e quindi hai fatto quello che dovevi.

Hai zittito la tua voce e sei andato avanti.

Alla fine l’hai soffocata al punto che ha smesso di gridare.

Ma come tutti i castelli di carta, alla prima folata di vento è crollato tutto.
Lo sapevi che non poteva durare.
Lo sapevi che un giorno ci sarebbe stato qualcuno o qualcosa che avrebbe fatto scattare l’interruttore.
E così è stato.

Ciò che avevi celato ai tuoi occhi, ciò che avevi nascosto nell’oscurità della tua mente era riemerso ed era di nuovo davanti a te, e non sei più riuscito ad evitarlo.

Hai passato notti intere nel tuo letto senza riuscire a dormire, continuando a ripensare a cosa fossi, a chi fossi, e a chiederti perchè un dettaglio sostanzialmente così insignificante ti rendeva così irrequieto.
Hai iniziato ad informarti su queste tematiche e sei diventato un sostenitore di queste battaglie.

Ma sii sincero. Ammettilo.

Ciò che pensi e dici sugli altri, è l’opposto di ciò che hai pensato di te.
Ti sei odiato.
Ti sei schifato di quella parte di te.
Ti sentivi sbagliato.
Non avevi problemi se erano altre persone ad esserlo.
Ma non volevi esserlo tu.

Hai sperato ogni giorno di innamorarti di qualche ragazza così da non dover affrontare chi sei.
Non doverlo dire ai tuoi genitori, agli amici.
Non doverlo dire a te stesso.

Con il tempo hai iniziato ad aprirti con alcune persone, hai trovato sostegno, comprensione, fiducia.
Non in te stesso, o almeno non inizialmente, ma negli altri.
Hai aperto gli occhi, e hai visto che non eri solo.
Hai scoperto che c’erano altre persone, vicine a te, che ti capivano, che erano come te.

Hai capito che forse anche tu meriti amore, soprattutto da parte tua.
Hai capito che l’affetto e l’attenzione che dai alle altre persone, lo devi dare anche a te stesso.
Infine hai capito che, anche dopo che avrai detto al mondo il tuo segreto, tu non sarai solo quell’etichetta.
Tu sei prima di tutto un ragazzo di 24 anni, amante delle serie tv e probabilmente ossessionato da Superman.
Ti piace la musica metalcore, emo e anche la musica pop italiana.
Ti piace leggere, il tuo scrittore preferito è Paul Auster, ma ti sei appassionato alla lettura grazie a John Green (proprio lui, quello di Colpa delle Stelle).
Ti sei laureato alla triennale in Ingegneria informatica e ti piace scrivere poesie, anche se negli ultimi 2 anni ti sembra di averne perso la capacità.
Non ti piacciono i videogiochi, non ne hai mai trovato che non ti abbia annoiato dopo qualche giorno.
Sei timido, introverso, non ti piacciono le situazioni con troppe persone.
Tra una festa con 20 persone e un pranzo con una piadina e 2 amici preferisci di gran lunga la seconda.
Sei tante cose.
E sì, sei anche bisessuale.

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