Fateci esistere! Skam Italia non basta, i giovani lgbt+ vogliono essere rappresentati

Gli appassionati di serie tv probabilmente avranno notato, negli ultimi mesi, il sempre maggiore successo ottenuto da Skam Italia, remake della fortunata serie norvegese.
Prima la sua presenza quasi quotidiana nelle tendenze di Twitter, poi gli articoli e le posizioni di rilievo nelle classifiche stilate da siti e giornali. In giro per le strade di alcune città sono comparse anche locandine della serie stampate da gruppi di fan organizzati, per sopperire alla poca pubblicità.

A questo punto immagino vi stiate chiedendo il motivo di tanto successo e perché io stia parlando si Skam Italia proprio su un sito che si chiama “Bproud”.

La questione è tanto semplice quanto delicata: finalmente numerosi giovani omosessuali, bisessuali e pansessuali si sono visti rappresentati in maniera realistica e non banale da una serie italiana.
Senza stereotipi.
L’orientamento, sia omosessuale che bisessuale (o pansessuale), è portato sullo schermo non come una caratteristica del personaggio, ma come un naturale moto dell’animo umano.

Il protagonista della seconda stagione di Skam Italia è infatti Martino, un liceale gay che si innamora di Niccolò, un compagno di scuola fidanzato con una ragazza.
Nel corso degli episodi vediamo Martino mentire agli amici e poi affrontare la sofferenza generata da tutti i segreti che si tiene dentro. Lo vediamo tormentarsi per la sua relazione con Niccolò (che scopriamo essere attratto anche dai ragazzi), perdere il sonno, urlare stremato contro tutti.

Il principale merito di Skam Italia è quello di rappresentare senza filtri ma con delicatezza i timori e i drammi dei giovani non eterosessuali.
I coming out di Martino, l’outing che subisce, la ricerca di aiuto dallo psicologo sono rappresentati senza filtri drammatici. In questo modo lo spettatore riesce a immedesimarsi nel personaggio e rivivere stralci del proprio vissuto.

Una riflessione più ampia

Il successo ottenuto da Skam Italia conduce inevitabilmente a una riflessione più ampia.
Se la serie appare quasi pioniera sotto questi aspetti, quanto siamo indietro? Quanto poco si sentono rappresentati i giovani lgbt+?

Finalmente abbiamo una buona rappresentazione degli orientamenti non eterosessuali, e questo è un passo avanti, ma che ne è di asessuali, intersessuali e trans?

Non si tratta solo di vedere qualcosa di sé in una serie televisiva.
Ciò che passa per i media riflette di fatto la percezione sociale e non essere rappresentati implica in un certo senso essere cancellati, non essere valorizzati come membri della società.

Vedersi in programmi che seguono anche i propri coetanei vuol dire anche, per i giovani in particolare, sapere di esistere. Esistere non solo per se stessi, ma anche per gli altri. Sapere che esistono anche altre persone come loro, così tante da essere addirittura personaggi di una serie.

La rappresentazione di persone lgbt+ in programmi di largo consumo genera inoltre una diffusione di conoscenza sulla tematica, che altrimenti rischia di rimanere (come di fatto è) relegata a una nicchia composta prevalentemente da membri della comunità.

Per questo Skam Italia è un buon punto di partenza ma non basta.
I giovani omosessuali, bisessuali, pansessuali, asessuali, trans e intersessuali sono poco visibili, poco rappresentati e, francamente, sono stufi di esserlo.

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