Una bella collezione: la storia di Leo – Prima parte

Mia madre: “questo e quello, insomma, ‘ndo còjo còjo, né carne né pesce, hihihihihihi!!!”
io: “x-(“

Ma per non iniziare in medias res rassicuriamo tutti dicendo che non ho contratto nessun virus e nessuno mi ha mai contagiato, ho sempre saputo di essere “diverso”… da chi? Beh, bella domanda; in realtà nel momento stesso in cui vieni al mondo gli stereotipi di genere, quelli di orientamento sessuale e quelli comportamentali iniziano a venirti imposti per quella forma di condizionamento preterintenzionale, volontario, doloso e a volte persino premeditato (sebbene utilissimo) che si chiama “cultura”.

Quindi, nel momento stesso in cui un bimbo per Natale inizia a chiedere ai genitori (Babbo Natale è durato sono un paio d’anni) in regalo Barbie e Ken oltre al Lego (metto una sfilza di ®®®®®®®® così ognuno se ne prende quanti vuole) e al garage per le macchinine e al Gattiger, si accende un campanello d’allarme ben visibile sopra la faccia stupefatta della madre e gli occhi sbarrati del padre.

Confortati (senza darlo a vedere alle maestre) dai tentativi infantili di scoperta anatomica da parte del loro unico figlio con le compagne d’asilo, i genitori si avviano alla fanciullezza con spirito progressista. “Tu puoi essere quello che vuoi, amore”, dicevano, “di destra o di sinistra, non importa, basta che tu sia onesto… meglio di sinistra però…”; “non importano i risultati a scuola, basta che tu faccia del tuo meglio… se però sei il migliore della classe (e magari anche un po’ nerd e secchione) non ci dispiace…”; “tu sai che noi siamo open minded (non si usava ancora il termine -ndr-) e quando sarai grande potrai avere una ragazza oppure un…. No… scusa, ci siamo confusi, fa finta di niente…”.

Questo ovviamente fa sì che tutte le decine di esperienze con le amichette e compagnucce di scuola sia, dentro di te, una prova che stai facendo un buon lavoro per i tuoi genitori mentre tutti esperimenti col cuginetto o con l’amichetto di scuola siano dentro di te… e basta. Non nel senso che non li metti in pratica ma nel senso che non lo dici ai tuoi perché questo è DIVERSO

Col passare degli anni, la preadolescenza non va meglio. Oltre a diventare sempre più secchione e chiuso, a causa della separazione difficile dei tuoi, ti trasformi anche nel tuo fratello sfigato, sia caratterialmente sia fisicamente, nonostante la prestanza e soprattutto nonostante le pulsioni continue e continuamente inattuate. Ti sfoghi con i pochi amichetti e amichette che hai e con i quali provi tutto il petting possibile e anche quello più proibito a 14 anni.

So che non è credibile ma devo fare un passo indietro: quando i genitori non si fanno mancare momenti di intimità ad alto volume fin dalla tua tenerà età, allora qualcosa si insinua dentro di te. Qualcosa di magico, di totalitario, di vagamente ossessivo, di magicamente entusiasmante… il SESSO.

Se poi tua madre (con la quale hai un rapporto simbiotico) una volta separata ti manda a giocare in sala giochi per trombare con l’amico di turno e tuo padre (col quale condividi la giusta, anche se un tantino esasperata, complicità cameratesca) ti piazza davanti ad un film di Disney per poter vocalizzare liberamente in camera da letto con la nuova ragazza (oltre a lasciare in giro per casa decine di porno), è normale che le fantasie sessuali di un bimbetto siano quantomeno fomentate (qualcuno dirà deviate) se non esasperate all’ennesima potenza.

Quindi le pratiche più intime (tranne i rapporti completi) vengono esplorate e sondate (quando possibile) con molta tranquillità anche se non con eguale trasparenza; per il resto ti dedichi a creare le coppie più fantasiose di Ken e Barbie e, visto che ne possiedi parecchi, provi tutte, ma proprio tutte le combinazioni:

D E E E D D
D E D E D E
E E E D E E D D E D D D

Insomma: disposizioni con ripetizione di enne elementi kappa a kappa:
D’(n, k) = nk

Se poi aggiungete varianti morfologiche: d q n f h F G H … chi più ne ha più ne dia o ne metta…

L’adolescenza non trascorre per niente bene, tranne che per i voti a scuola. Le graaaaaaaaandi amicizie con le ragazze che ti vorresti spupazzare, di cui sei follemente innamorato e che rivedi nei tuoi sogni bagnati ti feriscono sempre di più mentre fai di tutto per non farti scorgere durante gli sguardi indiscreti agli slip dei tuoi compagni (che ugualmente ti visitano in quegli stessi sogni) durante l’ora di educazione fisica. Assecondi i loro commenti omofobi e sopporti (la maggior parte delle volte) gli atti di bullismo perpetrati ai tuoi e agli altrui danni con rassegnazione.

Ma ad un tratto il fato benevolo decide di sconvolgerti la vita. Improvvisamente, per motivi imperscrutabili alla tua mente concentrata sui libri, i compagni di classe iniziano a parlare con te; questa cosa nova in piena quarta superiore è sconvolgente, non te ne capaciti e tenti di scorgere gli indizi di quello che sta accadendo fuori di te mentre dentro impazza la bufera emozionale. Tuttavia l’euforia di cotanta stranezza ti rende più interessante agli occhi di tutti. Inizi a passare i compiti (come hai sempre fatto) ma con più verve, con maggior complicità e infinita sapienza attoriale verso i professori che increduli guardano positivamente la tua trasformazione da secchione sfigato a genietto furbetto. Inizi ad organizzare feste, sortite, scherzi innocenti, financo messinscena per il furto dei compiti più temuti e lavori alacremente per la coesione della classe.

Ma soprattutto inizi ad uscire con le ragazze. Sai perfettamente che ogni tanto il cuore ti arriva alla gola (e non solo il cuore) quando il ragazzo più figo della classe resta nudo in spogliatoio ma non ci fai caso perché tanto nessuno lo sa e le limonate e il sesso con la tua ragazza vanno alla grande.

Ti convinci che le fantasie (e le piccole esperienze) gay sono state una fase della tua maturazione e che non ha mai fatto male a nessuno fantasticare.

Trascorri questi due ultimi anni di delizia tra marachelle, feste, settimane bianche, lezioni private alla più bella della classe, masturbazioni pensando al bel tenebroso fidanzato con quella e tentando disperatamente di sfogare la tua eccitazione di maschio adolescente etero sulla tua nuova ragazza che non te la vuole dare.

Il colpo di grazia alla tua futura carriera lavorativa lo dai quando decidi di intraprendere un percorso di studi completamente diverso da quello per cui ti sei preparato, con grandissima delusione di tuo padre che non sa nulla di te e della tua intimità da ormai cinque anni; non molto diversamente da tua madre alla quale racconti solo mezze verità più per il tuo senso di colpa e morbosa dipendenza che altro.
L’università, il conservatorio, le lezioni di guida e chi più ne ha più ne metta ribaltano la tua vita come un calzino. Catapultato contemporaneamente in realtà così diverse, separate dall’ambiente familiare, lontane da qualsiasi controllo esterno, a lezione un giorno vedi un ragazzo tutt’altro che timido tener banco in mezzo a una combriccola di colleghe e resti imbambolato. Inizi a fare il tifo per lui ma ti suona un campanello dentro. “Sarà mica gay? OMMIODDIOOOO…!!!”

Lungi dallo sconvolgerti, in realtà, la cosa di rimbomba in testa sempre più durante i mesi di frequenze, mentre esci in passeggiata tra una lezione e l’altra. Beh… sì, chiaro, con lui… e lo ascolti mentre ti parla dei suoi problemi familiari ma in realtà stai pensando a come vorresti tenerlo tra le braccia e non solo… arrivi alla consapevolezza dell’attrazione che provi, ti ricordi delle esperienze omosessuali innocenti di quando eri bimbo e decidi di tuffarti… proprio il giorno in cui la tua compagna di corso (innamorata dello stesso tipo) ti dice che lui non è gay… “ma nemmeno io lo sono…!” Le rispondi piccato.

Il cielo si copre, la luna si oscura, il sole si spegne e tu resti con i tuoi rimpianti e la vergogna di quello che hai provato per una persona che non ti ricambierà mai e che oltretutto rischiava (mioddio) di respingerti e di deriderti per la tua omosessualità.

Questa parola inizia a rotearti in testa. Ti ubriaca e contemporaneamente ti atterrisce: lo sapevi, l’hai sempre saputo.

“OMMIODDIOOOO…!!! Sono gay. Non posso essere gay!” -Disperazione- “come faccio a dirlo ai miei?! Agli amici?! A mia nonna!?”

Stand by mode ON.

-Altra disperazione- “non avrò mai bambini. Mio padre non avrà mai il matrimonio che sogna per me”.

Stand by mode ON.

“Devo darmi da fare”.

-Altra disperazione- “Non voglio essere gay! Mia madre non avrà mai nipotini”.

“Ok, me ne faccio una ragione. Poi penserò al resto…”

“Intanto buttiamoci sul primo che capita così non ci pensiamo più”. Pessssssima idea. Tradimenti multipli a mia insaputa. Idillio finito. Consolatio. La compagna di conservatorio non è male però… piango bene sulla sua spalla; è molto carina, ha due belle tette e mi accarezza in modo strano la mano e quando lo fa i jeans mi stringono un po’ sul cavallo… mah, sarà un’illusione idraulica… no no!!! l’apparato idraulico si è attivato perché l’ormone è salito alle stelle ed è selvaggio come la monta assassina che mi sta venendo. Ok. “E ora? Ho appena accettato di essere gay… cosa faccio? Mi piacciono le donne??? Ma perché l’universo mi sta facendo questo?” Ero quasi sul punto di fare coming out con i miei. Anzi: “lo faccio!” Devo sempre iniziare con il compito più difficile, perché io sono un duro. Vado da mio padre: “Sai papà… ho avuto diverse storie… con ragazze… ma… ultimamente… non so com’è… ma solo un pochino… ma poco poco… mi piacciono i…”. Impietrito, lui mi fulmina con gli occhi: “È una bella giornata vero? Non roviniamola per sempre!”

Intesi perfettamente, sapevo che eravamo in sintonia…!

“Ok”. Mi butto a pesce sulla tipa.

Poi le cose non vanno.

Mi convinco che sono veramente gay e la parentesi etero è stata una fase (‘ste fasi…) ma ho scoperto che piaccio. Molto. A uomini e donne. Mia faccio un po’ di fisico e mi rilasso un po’.

Finalmente Lui arriva: bellissimo. “Grazie Signore! Sono fortunato, ho solo vent’anni e ho conosciuto l’amore della mia vita”. Lo amo alla follia, lo desidero, lo cerco, lo abbraccio, lo bacio, mi apre il suo cuore (e non solo il cuore) e io gli apro il mio (e non solo il cuore). Un anno passato intensamente in tutti i sensi. Mai fatto tanto sesso in vita mia. Mi introduce all’interno della sua compagnia gay. Divertente fare il cubista in locali “discutibili”. Non mi piace molto la cultura -ma dai… mi facevo il mondo gay un po’ meno astioso, sarcastico e intollerante o discriminatorio- ma tant’è…

Decido di affrontare il mio intimo e condividere con il mio ragazzo tutti i segreti più reconditi della mia anima compresa la mia passata fase etero. Battute, sguardi, apprezzamenti, racconti sulle ragazze e di lì a poco lui entra in una vera e propria paranoia. Io faccio di tutto per convincerlo che non sono etero (imperante la dicotomia che ci condizionava tutti) e che quindi non deve temere nulla. In realtà non doveva temere nulla perché ero innamorato e non perché mi piacessero solo (credevo allora) i ragazzi… ma il condizionamento culturale è duro, durissimo e radicato in profondità. La paranoia diventa ossessione, l’ossessione malattia mentre anche i suoi amici mi danno della lesbica. Il rapporto è rovinato per sempre… ci lasciamo.

Riprendo a ricucire il mio piccolo cuore gay incompreso quando una ragazza… una che già conoscevo… eccola… “nuovo taglio di capelli…”; non l’avevo mai vista veramente: “Sai che sei bellissima?!”

Ci innamoriamo, condividiamo pensieri, studio, lavoro, casa, famiglie. Il sesso è una cosa fantastica. Non avrei mai creduto di perdermi così tanto dentro ad un binomio così dolce e terribile allo stesso tempo: la mente e il corpo di una donna.

Tutto è finito male purtroppo ma, finendo, mi ha aperto un nuovo periodo della mia vita.

“Sono bisessuale! OMMIODDIOOOO……………… che figata!”. Mai scopato così tanto in vita mia.

Promiscuità… tanta promiscuità… “Allora è vero quello che dicono dei bisex…?! Fiiiiiico”.

Vuoto; tanto vuoto; tantissimo vuoto…

-Disperazione-

“No, non è vero! Quello che dicono sono stronzate! Voglio innamorarmi!!! Disperatamente!!!

L’Universo per fortuna e purtroppo ti ascolta.

E ti innamori.

Di una donna o di un uomo, non importa, ma di una donna vera o di un uomo vero, da persona vera.

A me è successo.

Ora sto con una persona vera! La amo immensamente da quasi vent’anni. Tranne i periodi di completo sbarellamento sono sempre stato monogamo e quando sono profondamente innamorato non desidero altro. Questo non significa che non sia attratto sia da un sesso che dall’altro. Ma la persona che ho accanto sa che non la tradirò mai con nessun uomo e nessuna donna perché l’amo.

Continua…

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.