“Sono bisessuale.” E ora? La storia di Claudia

Già quando ero piccola io, “gay” era un’offesa e “lesbica” una cosa brutta di cui non si parlava. Perciò fu con un certo imbarazzo che un’estate in cui con una mia cugina coetanea stavo sperimentando per la prima volta la mia sessualità dichiarai alla nostra giovane zia preferita “crediamo di essere lesbiche“.  Avrò avuto nove, dieci anni e la zia, superato l’iniziale smarrimento da “oh cavolo, ora cosa devo dire?!”, liquidò la faccenda con un semplice “ma no, non lo siete, siete solo curiose” e non approfondì, preferendo sottrarsi a quella scomoda situazione.
Noi andammo avanti con le nostre curiosità per un po’ ancora, poi mia cugina si stufò del gioco e io non riuscii in nessun modo a convincerla a continuare; finimmo anche per litigare, ricordo.

La mia vita e il mio sviluppo sessuale proseguirono normalmente, alle medie con i primi amori (nota di colore: il mio primo fidanzatino si dichiarò omosessuale qualche anno dopo) e alle superiori con la prima storia seria, nata su Internet con un ragazzo tanto più grande di me. Il mio primo rapporto completo lo ebbi con lui a quindici anni, e fu lì che imparai tutto quello che c’è da sapere. Forse troppo presto, e sicuramente nel modo sbagliato, visto che la persona con cui sono stata per molti anni esercitava su di me forme di coercizione fisica e psicologica che solo molto tempo dopo ho capito essere sbagliate. Ma nel frattempo, ero maturata con la convinzione che amore e sesso fossero in un determinato modo, e quando ci lasciammo avevo già deciso che sarebbe stato l’ultimo uomo con cui sarei mai stata in vita mia (non fu così, ma si trattò di un altro paio di esperienze brevi e infelici).

Così approdai alla “scena lella locale” e cominciai a frequentare solo ragazze, provando tante attrazioni e non innamorandomi mai. Un’esperienza formativa all’estero mi permise di esplorare quell’universo tutto nuovo con più libertà di quanto non fosse possibile in Italia, in particolare nella mia zona, e consolidai la mia convinzione di essere lesbica. Eppure non mi innamorai mai, e in qualche modo non mi sentivo del tutto a mio agio insieme alle donne. Mi mancava qualcosa e non sapevo cosa, e mi convinsi che non ero né etero né lesbica e per questo destinata a rimanere sola per sempre. Ero giunta anche ad accettarla, questa idea, e a farmela piacere. Tanto avevo Internet, e potevo scrivere tutte le storie d’amore etero o omosessuali che volevo, sfogare così il mio bisogno di romanticismo ed erotismo.

Fu su uno di questi forum che conobbi quello che oggi è mio marito, e con il quale ho inizialmente stretto la più bella amicizia della mia vita, durata alcuni anni prima che, incontrandoci di persona, non scoprimmo che c’era un’affinità analoga anche tra i nostri corpi, oltre che tra le nostre menti. E l’amicizia si trasformò in amore cogliendo tutti di sorpresa, noi per primi: lui sapeva che mi piacevano le donne, e nessuno di noi due aveva mai visto l’altro sotto quella luce. Le donne mi piacevano e mi piacciono ancora, e molto più degli uomini, con lui che è etero condivido anche questo, ma nonostante ciò mi ci è voluto ancora qualche anno prima di realizzare che la bisessualità esiste, e non significa -come mi avevano fatto capire le lesbiche- “essere indecise, o etero curiose”, né -come pensano gli etero- “essere ninfomani a cui va bene qualsiasi cosa”, bensì quello che effettivamente è per me: poter amare un uomo pur essendo attratta dalle donne, e poter desiderare una donna pur avendo amato uomini. Questo è ciò che sono, e in nessun’altra definizione mi riconosco. E ora che ho avuto il coraggio di dirlo, desidero la stessa condivisione, lo stesso confronto e lo stesso dialogo che cercano coloro che si identificano in tutte le altre lettere della sigla LGBT+! Perciò io sono qui: e voi?

 

Photo Credit: LifePulp.com

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