Grace and Frankie e la bi erasure

Che la bisessualità sia invisibile nella cultura popolare è ormai risaputo. Se ne saranno accorti presto tutti quelli che, come noi, hanno cercato rappresentazioni di sé nei libri, sul grande schermo o in qualsiasi altro prodotto più o meno di massa. Quel che stupisce ogni volta, però, è la mancanza di personaggi bisessuali in programmi considerati LGBT friendly. Programmi potenzialmente inclusivi che, puntualmente, dimenticano la lettera B del famoso acronimo.

La serie TV Netflix Grace and Frankie, da poco arrivata alla quarta stagione, è uno di questi tristi esempi di bi erasure. La serie tratta diversi temi con un approccio accattivante e rispettoso (più o meno) nei confronti delle minoranze, ma ne dimentica proprio una.

La storia ruota attorno al matrimonio di due uomini, Robert e Sol, che, dopo 20 anni di passioni clandestine, decidono di lasciare le rispettive mogli – Grace (Jane Fonda) e Frankie (Lily Tomlin), con cui sono sposati da circa 40 anni –  e coronare il proprio amore, così da trascorrere la vecchiaia insieme.

Oltre alla tematica omosessuale ben delineata, la serie tocca un altro tema spinoso: la sessualità delle persone ormai in là con gli anni. Non solo Robert e Sol vengono ritratti come una coppia tenera e appassionata, ma anche le ex mogli non nascondo la propria sessualità. Grace e Frankie decidono infatti di ripartire dopo il fallimento dei rispettivi matrimoni dando il via a un business di vibratori per donne over 60.

Perché una serie tanto aperta e moderna è però poco attenta alla comunità bisessuale? Grace e Frankie parla di sessualità senza tabù, ma dimentica completamente la famosa B anche quando sembrerebbe palese.

Robert e Sol lasciano le mogli e, subito dopo la rottura, si dichiarano fieramente gay. Una parola che riecheggia infinite volte nella serie, come a marcare la differenza tra un passato (finto) “etero” e un presente (autentico) “gay”. Curioso che a due uomini con alle spalle due lunghissime storie d’amore (anche se lentamente svanito) con due donne, il beneficio del dubbio di essere bisessuali sembra non sfiorarli minimamente.

Scendiamo nel dettaglio dei personaggi, ben articolati e slegati dalla “macchietta omosessuale” ancora così presente in molti programmi televisivi e cinematografici.

Robert è un uomo deciso, distinto, padre di due figlie ed ex marito di una nota business woman dal cuore apparentemente gelido. La storia tra i due, secondo i racconti di entrambi, sembra non essere mai stata delle più passionali. Robert si libera di Grace, per volendole bene, come di un peso sopportato per troppi anni. Il peso di una moglie che non si ama più (o non si è mai amata?) e di una sessualità repressa che sfocia tardi, ma non troppo tardi. Con Robert, l’immagine dell’uomo che per anni si finge eterosessuale, marito generoso e apparentemente attento, regge piuttosto bene.

Il caso di Sol però sembra non adeguarsi così bene. Sol e Frankie sono una coppia che, sotto sotto, si spera di vedere ricomporsi. L’amore di Sol per la ex moglie sembra non finire mai letteralmente, sembra essere, al contrario di quello di Robert per Grace, autentico, puro. E soprattutto, un sentimento che va ben oltre un semplice legame di amicizia e casto affetto reciproco. Sol e Frankie sembrano essere due anime gemelle sfumate per un motivo mai davvero chiaro. Quel che è chiaro è quanto il sentimento tra i due sia stato autentico per decenni.

Allo stesso modo, l’intesa fisica della (ex) coppia non vacilla mai. Se Grace racconta della freddezza del marito e dei suoi lunghi periodi di astinenza, Frankie e Sol vengono presentati come l’esatto opposto. Tanto che Sol, prima di sposarsi con Robert, tentenna e cede ad un ultimo incontro, fisico e sentimentale, con la quasi-ex-moglie. Un incidente di percorso che sembra stonare con la presunta omosessualità di Sol, un personaggio non sollevato come Robert di lasciare un mondo che non gli apparteneva, ma semplicemente in una fase di passaggio tra un amore ormai finito per una donna e una nuova storia con un uomo. Non è chiaro quindi perché non venga mai utilizzata l’etichetta bisessuale in un contesto dove sarebbe decisamente adeguata e anzi, auspicabile, dato che la bisessualità maschile sembra essere – nelle rappresentazioni culturali – ancora più invisibile di quella femminile.

Anche Frankie d’altra parte, donne hippie e stravagante, senza freni o limiti, in più di una scena sembra non disdegnare il sesso femminile, oltre a quello maschile. Anche in questo caso, si tratta di un’occasione mancata per portare sul piccolo schermo una realtà troppo spesso dimenticata.

Se è deludente non trovare personaggi bisessuali nelle rappresentazioni per il grande pubblico, ancora più deludente è non trovarne in programmi che si propongono LGBT friendly – ma non troppo.

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