Cosa significa essere bisessuali a 65+ anni?

E se incrociassimo le statistiche sulla comunità LGBT e quelle riguardanti la comunità degli over 65?

E perchè a questo tentativo, già piuttosto bizzarro, non aggiungere anche il filtro viola, quello che ci permette di visualizzare chi si riconosce nella B della sigla LGBT?

E’ quanto ha cercato di fare il MAP (movement advancement project), un serbatoio indipendente di idee, ricerche e approfondimenti che collabora con organizzazioni LGBT al fine di sensibilizzare ed informare la popolazione americana, e chi se ne deve occupare, sui bisogni legali e politici delle persone LGBT.

Lo studio, pubblicato nel settembre 2017, si pone una domanda ben precisa: che fine fanno gli/le “un tempo giovani” bisessuali oggi?

E’ chiaro che la comunità LGBT si popola ogni giorno di più di volti giovani e la percezione che comunemente ne abbiamo, è quella di una comunità di giovanissim*. Tuttavia, è bene tener presente che nel 2050 la popolazione americana (e non solo) over 65 sarà raddoppiata rispetto ai numeri del 2012. Il MAP riporta che ci sono più di 2,7 milioni di persone LGBT over 50.

E se dei numeri ci può interessare relativamente, delle esigenze e dei bisogni specifici di quelle persone, che stanno dietro quei numeri, ci deve interessare. E non solo perché tra qualche anno anche noi potremmo far parte della comunità 65+, ma anche perché, in quanto persone bisessuali over 65, hanno esigenze specifiche che meritano un’attenzione specifica, sia rispetto a* più giovani, sia rispetto ad altre lettere della sigla LGBT.

Secondo quanto ci riporta lo studio del MAP, la comunità Bi over 65 riscontra peculiari difficoltà a livello economico, sociale e di salute. E sono proprio queste le tre categorie in cui viene suddivisa la ricerca.

Proviamo a dare un’occhiata ed un senso alle statistiche.

  • INVISIBILITA’ E ISOLAMENTO SOCIALE
    Uscire allo scoperto, essere dichiarati, out&proud. Tutti termini che hanno a che fare con l’apertura e la relazione.  Fare coming out significa prima di tutto dichiarare la propria esistenza, esserne fieri ed è un primo passo verso l’indipendenza dai condizionamenti sociali, culturali, inconsci e chi più ne ha più ne metta.”To be in the closet” è il rispettivo contrario in inglese. Letteralmente “essere nell’armadio”. Essere nascosti, stare al chiuso, non farsi vedere. “Still in the closet” è chi non ha fatto coming out, il che equivale a  privarsi della possibilità di far parte di una comunità.
    Le statistiche riguardo le storie di coming out riportano che circa il 70%, tra gay e lesbiche, ha dichiarato il proprio orientamento sessuale alle persone significative della loro vita.  Il corrispettivo tra gli under 45 di chi si identifica come bisessuale è del 32%.
    La percentuale si abbassa ancora più drasticamente se ci spostiamo tra gli over 45: solo il 18% riferisce di essere out con le persone più importanti della propria vita.
    Le motivazioni che portano una persona a non dichiararsi possono essere molteplici e sono in ogni caso sempre legittime. In questa sede non è necessario ricordare il rischio di doppia discriminazione che riceve dalla comunità omo ed eterosessuale chi dichiara di essere bisessuale.
    La parola chiave, in questo caso, è isolamento.
  • SALUTE
    Ed è proprio uno studio incrociato tra Pride Study e invecchiamento e salute a farci notare che gli over 65 bisessuali sono più esposti al rischio di isolamento sociale.  Ovvero difficoltà psicologiche ( si pensi alla difficoltà di accettare se stessi), che possono riflettersi anche sulla salute fisica.  Il maggior rischio in cui incorrono i/le bisessuali over 65 è la difficoltà ad essere inseriti in una società, sia a livello interpersonale, che lavorativo. Chi non è in grado di integrarsi, si sa, è destinato all’isolamento. Ma al di là di una crescita personale, il primo motore per un cambiamento, è la società stessa a rendere critico questo incontro. E non è un caso se un terzo dei soggetti bisessuali analizzati tra i più anziani riporta uno stato, avanzato o moderato, di depressione.
  • INSICUREZZA ECONOMICA 
    E per quanto riguarda il lavoro?  Secondo i più recenti studi, la situazione non migliora.
    A parità di titoli scolastici, gay e lesbiche percepirebbero introiti maggiori rispetto ai bisessuali (senza contare la discriminazione economica che affligge tutta la comunità LGBT+, rispetto a quella eterosessuale).
    Tornando alle statistiche: tendenzialmente è maggiore la possibilità che un* anzian* over 65 viva al di sotto delle soglie della povertà se bisessuale, piuttosto che omosessuale. La situazione è ancora più tragica per le persone transgender, ben il 48% degli anziani vive al di sotto del 200% delle soglie di povertà federali. Stessa cifra per il 47% delle donne anziane bisessuali e per il 48% degli uomini anziani bisessuali.

In conclusione, che cosa significa essere bisessuali a 65+ anni?

Significa, per percentuali pericolosamente alte, essere socialmente invisibili, significa vivere nell’insicurezza economica, e significa avere una salute più esposta al rischio.
Il MAP sostiene che a causare questo tipo di problematiche sia la doppia discriminazione che la comunità Bi riceve dal mondo LGBT+ ed eterosessuale. Essere discriminati significa diventare invisibili e l’invisibilità porta a non ricevere le dovute e specifiche attenzioni, che invece ogni categoria richiede.
Non ci sono risposte veloci nè di certo bacchette magiche per risolvere la questione. Si può cominciare riconoscendo che esiste una comunità Bi e che, all’interno di questa, esiste anche una comunità Bi over 65.
Accettazione e ascolto potrebbero portare, se non ad soluzione definitiva, quanto meno ad un avvicinamento progressivo verso le minoranze, che spesso e volentieri non hanno sufficienti strumenti per emergere e farsi sentire.

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