Coming out day 2017

Il CO per Francesca

Prima che mi riguardasse direttamente, pensavo che il coming out fosse uno spartiacque tra un “prima” di bugie, sotterfugi e non detti e un “dopo” di libertà assoluta.

Dopo averne fatti un bel po’, posso dire che non è affatto così. O meglio, lo è, ma non in modo così netto.

Usando un paragone piuttosto banale, potrei dire che i coming out sono come gli esami: non finiscono mai. Ogni volta provi la stessa agitazione, e anche se dopo un po’ ci prendi la mano, non sei mai del tutto sereno. Anche se impari a imbracarti per bene, un salto nel vuoto rimane sempre un salto nel vuoto.

E non è un percorso lineare: puoi iniziare a dirlo a una cerchia ristretta di persone, per poi ampliarla man mano che acquisisci sicurezza, ma ci saranno sempre delle situazioni che sfuggono al tuo controllo. Il capo sa che sono in coppia, ma devo dirglielo che sto con una donna? I miei lo sanno, ma come mi comporto con nonni e zii? Meglio lasciare intendere o prendere il microfono in mano e fugare ogni dubbio in modo sfrontato, rischiando conseguenze non prevedibili?

Per noi bi, poi, le implicazioni sono ancora più ramificate. Ormai quasi tutti nella mia vita sanno che sono sposata con una donna. Grazie all’attivismo, molti hanno anche capito che mi piacciono anche gli uomini. Ma quanti ci credono davvero? Con quanti io per prima non ho avuto la pazienza, la voglia, il coraggio di specificare il mio orientamento?

Essere pubblicamente out e impegnata non mi risparmia difficoltà e imbarazzi nel privato. Una parte della mia famiglia ancora non lo sa, o meglio, giochiamo tutti sul filo del “non si dice nulla, che così evitiamo situazioni scomode”. Un’altra parte lo sa e non accetta. Un’altra ancora, per fortuna, mi sostiene in modo incondizionato.

Non so se e quando farò il grande passo. Quello che so è che con Bproud, aiutando altre persone, ho aiutato innanzitutto me stessa a non adagiarmi nell’autocommiserazione, a non arrendermi all’ignoranza e alla cattiveria di cui a volte siamo oggetto, a cercare sempre un dialogo positivo. Sapere di non essere soli è una consapevolezza che ha un valore immenso, soprattutto nei momenti in cui la tentazione di vedere tutto nero è forte.

È proprio in questi momenti che ricordo le storie che ci raccontate, le emozioni che condividete, e mi dico che ne vale sempre la pena. Esporci con i nostri coming out, ognuno come e quanto può, è un atto di coraggio che fa bene non solo a noi, ma soprattutto a chi teme di non riuscire a farlo mai.

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