Autoreferenzialità

Esordisco scusandomi fin d’ora poiché, non lo faccio mai, ma oggi ho deciso di essere metatestuale. Solitamente quando mi coglie l’ispirazione è perché inseguo scopi più “alti” (vabbè… Non tiriamocela…) diciamo che l’urgenza lirica… No… Mica sono Leopardi (meno male)… Insomma, la verve di scrivere mi viene perché mi prude qualcosa, e non è quello che pensate…
Non sono mai stato un attivista dei diritti LGBT+; il mio primo e unico gay pride per poco non finisce in tragggggedia con un gruppo di ragazzotti che di sera hanno minacciato me e il mio ragazzo dell’epoca di farci un culo come una capanna… (a tal proposito, suggerirei a tutti gli etero omofobi di evitare espressioni simili che possono suonare tutt’altro che minacciose…)

Dicevamo, mai stato un paladino dei diritti arcobaleno. Sono sempre stato un “vivi e lascia vivere”, a volte “colpevolmente” celato nell’astensione, altre volte fieramente out ma difensore dei c***zi miei. Ecco, oggi vi spiego COME sono diventato collaboratore di questo blog (il PERCHÉ alla prossima puntata). Quindi: Mediaset style… Innestiamo l’autoreferencial mode ON e via.

Da un po’ monitoravo il lavoro di queste due grandi donne che lottavano per il bene della società e svolgevano fieramente il compito di tener altissimo il livello dell’intelligenza femminile (è inutile, maschietti, mettetevela via, sono superiori). No, non Florence Nightingale né Madre Teresa… Sto parlando di Silvia e Francesca, le indefesse e alacri editor di questo felice angolo di internet che è Bproud: apertura mentale, intelligenza, autoironia, cultura, lotta al pregiudizio, allo stereotipo; parola d’ordine: INCLUSIVITÀ.
Decido di scrivere un pezzo autobiografico, come sempre facciamo quando vogliamo attingere al meglio di noi (peccato che poi romanziamo…;)…) e lo invio alle pulzelle.
Se fossi stato un po’ più timido oserei dire che sarei scappato a gambe levate. Mi hanno spolpato in 8 secondi netti come un capretto in una vasca di piranha.
La risposta alla mia prima mail è arrivata, dolce come una crema catalana, nel giro di pochi istanti. Con tutta la solidarietà, la carineria, la disponibilità che solo due donne – sebbene una lesbica e una bisessuale, ma lella onoraria… – che sanno stare allo scherzo [ndr] possono dimostrare.
[Cosa fa la fame (editoriale) di uomini bisessuali disposti a esporsi…]

Parole come: “se vorrai condividere”, “ci ha fatto tanto piacere”, “siamo davvero onorate”, “ci hai regalato una storia”, mi hanno vezzeggiato e titillato come non mi capitava da tempo… Ci sanno davvero fare le tipe 😉
Da parte mia nel frattempo non potevano mancare i “mi permetto di disturbarvi”, “mi farebbe molto piacere”, “grazie infinite per aver preso in considerazione”… insomma: Fantozzi di fronte all’ingegner Cobram.
Una corte spietata reciproca che si è protratta per un po’ fino al giorno in cui mi è arrivata la proposta di collaborare al loro grandioso progetto.
Devo dire che mi è girata un po’ la testa, ma mi sono fatto coraggio e, con tutte le assicurazioni del mondo da parte loro (sulle tempistiche della collaborazione), ho iniziato questa avventura da attivista virtuale.

Gli incoraggiamenti inoltre sono stati e continuano ad essere talmente carini che mi sento molto molto coccolato, cosa che il mio ego apprezza moltissimo.
Quello che mi sento di dire in ultima è “GRAZIE, Silvia e Francesca, per la possibilità di esprimere le cose che sento e di condividerle, con le migliori intenzioni, con chiunque abbia voglia o bisogno di non sentirsi solo, fuori o anche dentro la comunità LGBT+”.

(A proposito, come spiego nel profilo FB dello pseudonimo: se qualcuno desidera contattarmi potrà contare su una risposta dal mio profilo personale; un po’ come Iron Man e Tony Stark: identità poco segreta, due nomi, nessun mistero).

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