È ovvio… o no?

Oggi vorrei parlarvi di due episodi che apparentemente sono scollegati tra loro, ma che messi insieme mi hanno dato l’idea per scrivere questo articolo.

Il primo è uno splendido weekend romantico al mare con mia moglie Francesca.

Il secondo è la discussione fervente sulla GPA (gestazione per altri) che sta attraversando tutto il movimento LGBT+ in questi giorni.

Sembrano due cose completamente disconnesse tra loro, lo so, ma nella mia testolina invece hanno acceso una lampadina gigante su un argomento: quello che diamo per scontato ogni giorno.

Ma andiamo con ordine.
Lo scorso fine settimana io e Fra abbiamo deciso di concederci un weekend al mare per festeggiare la fine dei miei esami universitari e il nostro decimo anniversario insieme.
Ci siamo godute una spiaggia quasi libera, un albergo con solo noi come ospiti, tanto relax e tanto sole.

Sabato sera abbiamo deciso di andare a cena e di mangiare, ovviamente, pesce.
Non avevamo prenotato da nessuna parte, dando per scontato che, dato che non essendo ancora in alta stagione, non avremmo fatto fatica a trovare un posticino carino nel centro della cittadina di mare dove risiedevamo.

Peccato che lo stesso ragionamento lo avevano fatto tutti i turisti tedeschi, austriaci, francesi e polacchi che avevano scelto di fare le loro vacanze in quel weekend e che ovviamente volevano una fantastica cena a base di pesce.

Alla fine ci siamo dovute accontentare di un pub che serviva anche pizza e piatti di vario genere.
Ci siamo sedute e dopo poco nel tavolo di fianco al nostro si sono accomodati una decina di ragazzini di una squadra di calcio locale, accompagnati da 4 adulti, 3 uomini e una donna.
La prima cosa che abbiamo pensato è stata “Oh mamma, chissà che casino faranno questi ragazzi ora!“, ma invece, dato che il pub aveva un maxischermo e stava trasmettendo una partita, tutti erano intenti solo a guardarla e regnava un silenzio surreale tra di loro.

In compenso uno degli allenatori ha iniziato ad importunarci immediatamente, facendo lo splendido perché eravamo, per lui, due donne sole, quindi sicuramente pronte ad accettare le avances di un uomo bruttino, sui 45 anni, con la pancia.
Siccome io non sono molto capace di stare calma in queste occasioni, Francesca, che mi conosce molto bene, ha deciso di prendere in mano la situazione e gli ha fatto vedere la sua fede al dito, dicendogli chiaramente che era impegnata.
Mister simpatia ha risposto facendo una serie di battute sul fatto che lui la sua fede l’aveva lasciata a casa insieme alla moglie e che di conseguenza, visto che eravamo lì da sole, anche noi avevamo scelto di lasciare i mariti a casa loro.

Per fortuna nel frattempo noi avevamo finito di mangiare e ci siamo alzate senza dire nulla, abbiamo pagato e siamo uscite dal locale tenendoci per mano.
Avrei dato il mio braccio destro per vedere la faccia del nostro amico playboy quando si è reso conto che forse forse eravamo una coppia di donne che si erano pure sposate…

Ovviamente in questa storia ci sono tantissime cose che sia noi che altre persone hanno dato per scontate e che poi si sono rivelate molto diverse rispetto al disegno iniziale.

Potrei anche scommettere che il nostro simpatico vicino di tavolo alla fine avrà dato per scontato che eravamo lesbiche, poiché come sappiamo la bisessualità non viene mai neanche presa in considerazione… ci potrei mettere la mano sul fuoco!
Ops, ancora…

È comunque stato ragionando su questo ultimo assunto che appena uscite dal ristorante ho capito ancora di più quanto il dare per scontato possa intrappolare le persone in gabbie da cui non riescono più ad uscire.

Ho infatti pensato a quante lesbiche conosco che appena si innamorano di una donna e sono ricambiate danno per scontato che l’altra sia lesbica come loro. Sapendo bene come tanti omosessuali non vogliono stare con (e a volte nemmeno frequentare) bisessuali, questo iniziale incasellamento può diventare una trappola per una persona bi/pan, perché le diventa impossibile riuscire a dichiararsi per quell* che è davvero.

Questo poi succede anche all’esterno della coppia: se una donna sta con una donna viene immediatamente classificata come lesbica, se una donna sta con un uomo è ovviamente etero! E lo stesso vale per gli uomini BI+.
Ma una volta che sei in quella casellina lì, come fai a dire alla persona che ami e al resto della società che non sei così???

Siamo noi stessi partner che castriamo chi amiamo, dando delle etichette immediate.
Ho presente un bel po’ di situazioni del genere, di persone a cui sono state messe etichette legate all’orientamento sessuale ancora prima che loro stesse potessero capire chi erano.

Anche la polemica sulla GPA all’interno del movimento LGBT+ presenta lo stesso problema.

Se per caso non sapete di cosa sto parlando ve lo riassumo in 2 righe: in occasione del Toscana Pride, Arcilesbica nazionale, con la voce di Cristina Gramolini in particolare, ha dichiarato di non poter partecipare perché è contraria alla GPA.
Più o meno il succo del discorso è quello, ma se volete dei dettagli precisi trovate in rete tutto quello che cercate… ne ha parlato anche il Corriere della sera!

E qui ci risiamo con il problema del dare per scontato: chiunque di noi faccia parte del mondo LGBT+ da sempre parte dal presupposto di essere in un movimento che non discrimina e non vuole che una realtà prevarichi sulle altre.

Poi però ci si scontra con il fatto che la bisessualità e la pansessualità (come molte altre realtà) non solo non sono prese quasi mai in considerazione dal movimento stesso, ma vengono letteralmente discriminate da chi le dovrebbe difendere.
Questo è successo a tutt* i bisessuali e i pansessuali che conosco e con cui ho parlato.
Ma anche a transessuali, transgender, asessuali, intersessuali, queer e tante altre realtà che preferiscono non avere etichette ma che se le ritrovano cucite addosso.

Si dà per scontato che siamo tutti parte di una minoranza e in quanto tali dobbiamo fare gruppo.

Proprio per riuscire a cambiare la società in meglio e non avere più 45enni con la pancia che ci provano solo perché hanno di fronte una donna.

E invece, appena si ha a che fare con il mondo dell’attivismo, si scopre che tra di noi c’è chi vuole negare il diritto di essere padri ai gay.
O che gli omosessuali odiano i bisessuali.
O che anche all’interno delle stesse realtà ci sono delle divergenze su quelli che sono i bisogni dello stesso gruppo e su come farli risaltare rispetto a quelli di altri gruppi.

Gli esempi sono tantissimi: poliamore/monogamia, binarismo/non binarismo (non come ruoli, ma come attrazione), medicalizzazione trans/non medicalizzazione…potrei andare avanti per giorni interi.

Sicuramente questa discussione sulla GPA dà per scontate tantissime cose, sia che ci si schieri a favore che contro.

Se volete sapere la mia opinione, credo in realtà che sia stata fatta una scelta ben precisa da parte di chi ha scatenato la polemica. Conosco Cristina Gramolini (e molte altre firmatarie del documento contro la GPA) e purtroppo ho avuto modo di provare sulla mia pelle quanto per lei sia più importante portare avanti una battaglia politica piuttosto che mettersi nei panni di qualcuno.

Ma anche qui quello che viene dato per scontato è che per esempio chiunque faccia parte di Arcilesbica la pensi come lei:
invece ieri 10 su 16 sedi di Arcilesbica hanno emesso un comunicato stampa in cui si dissociano da quanto dichiarato da Arcilesbica Nazionale.

Il dibattito è ancora aperto e non è il punto focale di questo articolo, che nasce con l’intento di far ragionare solo su tutto quello che si prende come assodato ma che poi nella pratica non lo è.
Infatti per me l’unica cosa che conta è non togliere a qualcuno per dare a sé stessi e questo a prescindere dall’argomento di cui si parla.

I diritti sono per tutti, non solo per un ristretto numero di persone, c’è scritto chiaramente nella nostra Costituzione: siamo tutti uguali e abbiamo tutti pari dignità.

E questa, a mio parere, è l’unica cosa che dobbiamo imparare davvero a dare per scontata!

Per cercare di diventare una società migliore e smetterla di dividerci in perdenti e vincenti, in giusti e sbagliati, in normali e diversi, in autorizzati e non autorizzati, in chi ha diritto di esistere e chi no.

 

1 thought on “È ovvio… o no?”

  1. Grazie Silvia! A me è capitato che ad una festa una ragazza mi abbia fatto delle avances che (come sai, monogamo convinto) ho rifiutato; non ti dico quanto ci sono rimasto male quando se n’è andata con aria di sufficienza una volta che mi ha raggiunto il mio ragazzo di allora… mi sono chiesto molte volte il motivo di questo “sconforto”: ci sono rimasto male perché mi ha scambiato per gay, ok, è chiaro; ma per una mia forma di omofobia interiorizzata? perché non l’ha sfiorata che io fossi bisessuale? o perché ha dato per scontato che io fossi gay solo perché l’avevo rifiutata?
    “Dare per scontato” ha radici profonde e non riguarda solo l’orientamento sessuale purtroppo. Veniamo continuamente incasellati come sugli scaffali di un supermercato con lo scopo che la società possa capire immediatamente cosa aspettarsi da noi. Poi penso che anch’io lo faccio: diamo per scontati i genitori, diamo per scontato che ci saranno sempre, diamo per scontato che ci vogliano bene, che ci guidino bene, poi diamo per scontato che la società ci accolga quando cresciamo, che la persona che amiamo continui ad amarci, che le persone che incontriamo ci guardino e ci vedano per come siamo veramente e non per come vogliono vederci.

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