I 12 commenti bifobici più imbarazzanti (e come rispondere)

L’omofobia non esiste. La bifobia neanche. Anzi! No! Peggio! Tutta colpa del gender che per far accettare la lobby omosessualista e bisessualista ci propina false fobie solo per entrare nelle scuole!!!!! Non c’è più moralità!!!! Dove stanno le istituzioni?!?!

Fermi. Stoooop! Quante volte ci sentiamo ripetere queste cose? Basta aprire una notizia a caso dedicata alla comunità LGBT su una pagina facebook a caso di un qualche quotidiano a caso per vedere decine e decine di commenti di questo tipo. Il B-Team non ci sta, eh no, perché noi la bifobia e l’omofobia la incontriamo tutti i giorni, nelle storie di chi ha fatto fatica a fare coming out, nelle aule magne delle scuole ecc. ecc. Quindi cosa abbiamo deciso di fare?

Ricordate la bellissima intervista del Corriere a Francesca e Silvia uscita qualche giorno fa? Beh, abbiamo scelto tutti i commenti più imbarazzanti, violenti, ignoranti e privi di senso che siamo riusciti a scovare nel post di Facebook sulla pagina del Corriere.
Poi li abbiamo analizzati, commentati e smontati uno dopo l’altro. Non è solo l’occasione per farci due risate, ma anche per renderci conto di come la bifobia, l’omofobia e in generale tutti i pregiudizi esistono. E fanno male.

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Siamo in una situazione di stallo perché tu dici che Francesca è gay, mentre Francesca afferma di essere bisessuale. Se solo uno dei due duellanti fosse anche soggetto attivo capace di interrogarsi, mettersi in discussione, riflettere, definirsi ed esporsi al termine di un processo di conoscenza personale e relazionale con il mondo e la comunità etero e queer.. ma aspetta: questa è Francesca! Sì, è decisamente Francesca.

Il caso di Francesca è comunque quello di un singolo individuo, se esiste però una comunità bisessuale che tenta ogni giorno di essere riconosciuta nella sua pluralità con molta difficoltà e sofferenza è perché ogni giorno i bisessuali vengono messi in discussione da commenti come il tuo.

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Eppure di ‘fobia’ si tratta seppur non in senso stretto. Insinuare che una persona abbia dei problemi per via del suo orientamento sessuale è a mio avviso inammissibile, e pericoloso oltre che offensivo. Quando dici ‘comportarsi così’ intendi così come? Cosa c’è di sbagliato, o di offensivo, o di preoccupante, o problematico?

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Di questo commento da classicista con velleità da filologo (o viceversa) mi piace soprattutto l’uso dell’avverbio “acriticamente”. L’accettazione acritica di qualsiasi cosa è a mio avviso sempre pericolosa, dove per ‘critica’ intendo osservare e comprendere. Quello che invece ha generato un’intera gamma di nuove parole dell’odio è proprio invece il pregiudizio e l’incapacità di aprire la mente nei confronti del prossimo, e così sullo stampo del termine omofobia ha dato inizio a una più vasta serie di specifiche manifestazioni di discriminazione. Sarebbe bellissimo un mondo dove coniare termini per individuare le diverse forme d’odio si potesse considerare ridicolo, purtroppo bisogna mettere a fuoco il più possibile queste cose per combatterle.

Comunque, ‘bi-fobia’ contiene nel prefisso la riduzione del termine ‘bisessuale’ quindi i gemelli possono star pur tranquilli – almeno per il momento! – proprio come il greco e latino.

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Non so neanche bene da dove cominciare a rispondere a questo commento perché – seppur magari scritto di buon cuore – è forse una delle posizioni più dannose. Assumere che la bisessualità dei soggetti femminili derivi (spesso) da delusioni amorose con uomini nega completamente l’autonomia di quei soggetti stessi.
Le donne bisessuali non sentono attrazione per il genere femminile perché non trovano soddisfazione in quello maschile. Non è una contingenza esterna che determina l’identificazione di un soggetto. Bisogna rispettare le persone bisessuali a priori, e questo vuole dire rispettare la loro bisessualità come elemento formante della persona stessa.

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Cara Roberta, capiti difronte a una persona a cui le parole piacciono molto, in particolare il loro significato e il loro conseguente utilizzo. In questo caso, se non sbaglio, “moda” indica un comportamento che segue il gusto particolare del momento e direi che siamo d’accordissimo! Ho qualche dubbio, però, sul contesto in cui hai inserito questo termine: le mode cambiano, si adattano ai tempi, inseguono l’innovazione… Mentre direi che è assodato che gay, lesbiche e bisessuali siano sempre esistiti, quindi viene a perdersi tutto il fascino della moda, non trovi? Che gusto c’è a continuare a riproporre quella vecchia gonna della nonna che sembra una tovaglia infeltrita? Non fa più colpo nessuno con quella! Perciò, forse, quelli della comunità LGBT non sono tanto vestiti che si indossano per apparire, quanto la pelle stessa di quelle persone.

Se invece vogliamo parlare di effettivo adattamento ai tempi, direi che quelli che dovrebbero seguire la “moda”, qui, sono quelli come te: i tempi sono cambiati, è ora di adattarsi agli sviluppi della società e se questo vuol dire riconoscere tipi di amore differenti a quelli ormai consolidati da secoli, beh: ben venga! Altrimenti lo sai che fine fanno i vestiti vecchi: diventano stracci con cui la gente che è andata avanti si pulisce solo le scarpe 😉

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Guido, scusa se mi permetto di entrare nell’intimità della tua dimora, ma tu, di preciso, questo commento lo hai scritto con cosa? Perché, a quanto dici, la tecnologia è da gay. In più, scusa ancora se invado la tua privacy, ma scommetto che, a quanto hai detto, a te non piaccia molto quella straordinaria scoperta che è l’igiene personale. Oserei anche dire che sia una tua gran passione quell’attività ormai così diffusa che la gente comune conosce banalmente come “diamoci all’ingrasso sul divano”. Perciò se ritieni che uno stile di vita sano, all’avanguardia e attento alla cura personale sia una prerogativa esclusivamente omosessuale, ti ricordo che siamo nel 2016 e l’uomo delle caverne si estinto qualche millennio fa.

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Andrea, mio caro/a (perché non so se lo sai, ma il tuo nome può essere sia maschile che femminile, quindi che fai? Stai da una parte o dall’altra?), vorrei sapere quanto ti ha fatto male quella volta che per strada ti hanno gridato “ETERO”,  oppure quella volta che al parco camminavi mano nella mano con la persona che ami e appena hai visto qualcuno avvicinarsi avete dovuto separarvi. Oppure mi piacerebbe che mi raccontassi di come tu e la persona che ami stiate modificando tutti i vostri progetti di vita perché siete costretti a trasferirvi all’estero per potervi sposare. E, ti prego, non dimenticare quella volta in cui sei uscito da un locale in cui tu eri semplicemente andato a ballare con gli amici e sei stato accerchiato da un gruppo di sconosciuti che ti hanno picchiato fino a mandarti all’ospedale. Per favore, condividi con noi questa struggente storia di discriminazione in quanto eterosessuale, perché mi pare che se i fatti sono questi, abbiamo qualcosa in comune e vorrei lottare insieme a te affinché le cose cambino.

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Aldo, forse ti interesserà sapere, dato che evidentemente hai approfondite conoscenze mediche, che l’omosessualità è stata rimossa dall’elenco delle malattie mentali il 17 maggio 1990 direttamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Mi pare che questa informazione ti sia sfuggita, ma io, che di certo non mi professo medico, ammetto di fidarmi un po’ di più di queste persone, che dopo anni e anni di studi e ricerche sono state in grado di stabilire con certezza l’effettiva falsità di ogni tipo di legame tra malattia e omosessualità. Le loro convinzioni avevano una tale base di concretezza da far cambiare un apparato medico, prova anche tu nell’impresa e dopo ci risentiamo (come fanno gli amici).

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Fino a “le lesbiche dovrebbero procreare coi gay” ci poteva anche stare (e a volte in effetti succede proprio così). La parte sul dare i figli ai preti perché li vendano su Amazon è davvero di cattivo gusto, anche perché né nell’intervista né nell’articolo si parlava di figli… Ma noi vogliamo credere che questo commento fosse da leggere con ironia.

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Marco, apprezziamo il tentativo, ma con l’ironia devi fare ancora un po’ di pratica.

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Hai ragione, Monica: nove anni di relazione non hanno nulla a che vedere con il rispetto, l’amore e un progetto di vita… Siamo proprio allo sbando totale! Purtroppo ci sono ancora tante persone che pensano che amare lo stesso sesso derivi da un problema con il sesso opposto. Ovviamente non è così! È solo una questione di preferenze personali.

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Certo che anche te, Antonio, parli di riservatezza e poi ci metti nome e cognome… E comunque l’omofobia esiste da sempre. La discrezione non è nascondere chi si è, soprattutto se poi l’accusa principale è proprio dire che i bisessuali non esistono.

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Ci risiamo con la moda… D’altronde è un grande classico! Però di solito uno decide di seguire una moda perché spera di diventare più popolare, non per subire bullismo, insulti o emarginazione sociale. E poi le mode passano: l’orientamento sessuale, invece, fa parte dell’identità di una persona.

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Magari fosse così facile! Questa cosa l’aveva già detta molto tempo fa Woody Allen:

“La bisessualità raddoppia immediatamente le tue chance al sabato sera”.

In teoria potrebbe anche essere così, ma innanzitutto essere bisessuali non vuol dire provare attrazione per tutti gli uomini e tutte le donne, e poi vedendo quanta discriminazione c’è verso la categoria, incontrare “qualcuno di decente” diventa una vera impresa!

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Questo è un classico: dopo la pedofilia, in genere l’associazione preferita di chi fa questi commenti è con la zoofilia. La cosa divertente è che fin dai tempi della lotta per l’emancipazione dei neri le argomentazioni sono sempre le stesse! E poi parlano di progresso…

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Forse Rosy non ha ben presente cosa succedeva nel ’69 a Woodstock e dintorni…

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